Virilizzazione Disturbi ormonali e metabolici Manuale MSD, versione per i pazienti

Virilizzazione Disturbi ormonali e metabolici Manuale MSD, versione per i pazienti

Nel dossierTerapie in sperimentazione per la SM troverete schede di approfondimento per ciascuno dei farmaci in sperimentazione, con i dettagli sui meccanismi d’azione, le modalità di somministrazione, le indicazioni terapeutiche, gli effetti collaterali, i trial clinici effettuati e quelli ancora in corso. Questi studi clinici hanno inoltre dimostrato una significativa riduzione della comparsa di nuove lesioni cerebrali valutabili con la risonanza magnetica. L’entità dei benefici ottenuti con il trattamento all’esordio della sclerosi multipla è risultata inoltre superiore a quella conseguita nelle persone con sclerosi multipla a decorso recidivante-remittente di più lunga durata.

Il passaggio dalla prima scelta di trattamento alle successive richiede la presenza di intolleranza, incapacità di assunzione corretta, effetti collaterali o controindicazioni al farmaco della classe precedente o, nel caso del teriparatide, alla fine del periodo di trattamento massimo consentito. Si considera altresì la modifica della scelta terapeutica anche in caso di frattura osteoporotica vertebrale o di femore nonostante trattamenti praticati per almeno un anno con i farmaci della classe precedente (19). Una valida alternativa al trattamento con analoghi LHRH può essere rappresentata dal trattamento con LHRH antagonisti o antagonisti del GnRH (per esempio il degarelix), specie nei pazienti a maggior rischio di flare-up o nei quali sia necessario ottenere più rapidamente la risposta terapeutica. Gli antagonisti del GnRH inibiscono direttamente l’LHRH a livello ipofisario attraverso un meccanismo di tipo competitivo e bloccano la secrezione di LH e FSH senza determinare effetti agonisti, consentendo pertanto di evitare il fenomeno del flare-up. Il trattamento può iniziare prima, durante o dopo la radioterapia e prosegue per un periodo variabile da sei mesi a tre anni.

Quali classi di farmaci saranno disponibili in futuro?

Alcuni studi del gruppo di Fassino et al. evidenziano inoltre la possibilità che determinati tratti di personalità ed i livelli di rabbia possano influenzare l�adesione al trattamento e la percentuale di drop-out (66). Sono stati utilizzati numerosi farmaci soprattutto nella fase acuta dell�AN con successi isolati e spesso parziali o contraddittori. Nella pratica clinica del fisioterapista è necessario considerare la possibilità di trovarsi difronte a problemi muscoloscheletrici indotti da farmaci. La penicillamina con i suoi derivati (l’opronina) invece risultno essere i farmaci che più frequentemente inducono polimiositi e dermatomiositi e anche in questo caso l’interruzione del farmaco determina un immediato ripristino delle condizioni di salute (28)(4).

  • Un regime dietetico adeguato può servire per limitarne le conseguenze, ma è sempre bene consultare l’oncologo prima di modificare l’alimentazione.
  • Nelle donne con neoplasia mammaria con recettori ormonali positivi in fase iniziale di malattia, operate, la terapia può essere associata a un inibitore dell’aromatasi o a tamoxifene per 5 anni.
  • A differenza dei classici metodi di analisi che mirano all’individuazione dei residui di farmaci somministrati agli animali, questa tecnica permette di rilevare indirettamente una potenziale somministrazione di sostanze anabolizzanti misurando le alterazioni metaboliche conseguenti ai trattamenti eseguiti.
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Provocano meno disturbi di erezione, ma più dolore a livello mammario rispetto agli agonisti dell’LHRH. Possono essere associati ad altri medicinali o nelle prime fasi di trattamento per ridurre l’effetto provocato dal temporaneo aumento della produzione di androgeni (flare-up), oppure per tutta la durata del trattamento per potenziarne l’effetto (blocco androgenico totale). Già Clenbuterolo in farmacia utilizzato con successo anche in patologie infiammatorie cutanee croniche e tumorali, si è pensato di utilizzarlo con le stesse modalità di trattamento in una patologia che essendo su base probabilmente autoimmune potrebbe esserne addirittura aggravata. Ma lo stesso ragionamento dovrebbe valere per le terapie “sensibilizzanti” con cui invece si registrano numerosi successi.

ANTICORPI BISPECIFICI

Il tamoxifene è usato da più di trent’anni per contrastare la crescita dei tumori al seno con recettori ormonali sulle loro cellule. Questo farmaco „inganna“ i recettori occupando il posto riservato agli ormoni senza però agire come loro. Il tamoxifene impedisce così agli estrogeni di comunicare con le cellule tumorali e di stimolare la proliferazione di queste ultime. In tal modo riduce il rischio che la malattia torni dopo l’intervento e l’eventuale radio e/o chemioterapia, e abbassa di circa il 40 per cento la probabilità che si sviluppi un nuovo tumore nell’altro seno. Infatti, uno studio in doppio-cieco placebo-controllato ha dimostrato che la combinazione di fluoxetina e terapia comportamentale ha prodotto una perdita di peso significativamente maggiore del placebo e della terapia comportamentale sia per gli obesi con DAI che per gli obesi senza DAI. Un recente studio multicentrico in doppio-cieco controllato con placebo ha esaminato l�efficacia dell�SSRI fluvoxamina (71).

  • Nel caso di assunzione per via orale, è importante seguire rigidamente la prescrizione del medico.
  • Zinco Uno studio recente in doppio-cieco su pazienti con interessamento minore del 50%, ha dimostrato un risultato statisticamente positivo a favore del gluconato di zinco (60 mg/die di Zn metallo) sul placebo.
  • I corticosteroidi sono ormoni derivati dal colesterolo, prodotti dalla corteccia delle ghiandole surrenali, che vengono secreti per partecipare attivamente ad alcuni importanti meccanismi fisiopatologici.
  • Altri farmaci usati sono il fulvestrant, il medrossiprogesterone acetato e il megestrolo acetato, e nell’uomo gli antiandrogeni abiraterone acetato, enzalutamide e apalutamide.
  • Gli inibitori dell’aromatasi sono indicati nelle donne già in menopausa e che quindi non producono più estrogeni dalle ovaie, ma solo nei tessuti periferici, soprattutto quello adiposo.

L’ipotesi più accreditata è che le cellule infettate dal virus SARS-CoV-2 divengano insensibili allo steroide, che potrebbe pertanto continuare a esercitare una potente attività antinfiammatoria nei distretti non infettati19,20. Gli steroidi sono sostanze ormonali, prodotte dall’organismo tramite le ghiandole surrenali, che si trovano al di sopra dei reni, e dagli organi riproduttori. La ricerca ha dimostrato che alcuni sono efficaci come terapia antitumorale giacché distruggono le cellule neoplastiche e possono potenziare l’azione della chemioterapia. Si utilizzano soprattutto per il trattamento della leucemia linfatica cronica e acuta, del linfoma di Hodgkin e non Hodgkin, del mieloma multiplo, del carcinoma della mammella e della prostata.

Numerosi studi clinici hanno dimostrato che gli steroidi abbreviano la durata dell’attacco, riducendone anche la gravità, sebbene la risposta al cortisonico sia variabile da individuo ad individuo e da ricaduta a ricaduta. Dunque, anche se non è ancora stata individuata una cura definitiva per la sclerosi multipla, sono disponibiliterapie in grado di modificare favorevolmente il decorso della malattia, ridurre la gravità e la durata degli attacchi e l’impatto dei sintomi. Ad ogni modo, nell�ipotesi di somministrazione di tale farmaco è necessario prendere in considerazione nei pazienti l�eventuale presenza di patologie cardiovascolari a causa della presenza di alcuni importanti effetti collaterali a tale livello, quali l�aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca. Bisogna, infatti, ricordare che questi effetti collaterali sono stati alla base della recente temporanea sospensione dal commercio della sibutramina nel nostro paese. Recenti studi hanno ipotizzato l�efficacia del topiramato non solo nella BN, come precedentemente sottolineato, ma anche nel DAI.

Terapie Naturali per la Psoriasi

Nelle prime settimane di trattamento questi farmaci possono scatenare (in misura diversa da farmaco a farmaco e in relazione alle caratteristiche individuali) un effetto paradossale di esacerbazione dei sintomi detto flare-up. Nelle donne con neoplasia mammaria con recettori ormonali positivi in fase iniziale di malattia, operate, la terapia può essere associata a un inibitore dell’aromatasi o a tamoxifene per 5 anni. Nelle donne con neoplasia mammaria con recettori ormonali positivi in fase avanzata di malattia, gli agonisti dell’LHRH vengono associati alla terapia endocrina indicata per la paziente. La terapia va assunta per 5 anni dopo l’intervento chirurgico oppure in sequenza dopo 2-3 anni di tamoxifene, per un totale di 5 anni di ormonoterapia.

Associazione dei Ginecologi Italiani:ospedalieri, del territorio e liberi professionisti

Da questa review sul trattamento farmacologico dei DCA emerge un quadro molto variegato rispetto ai singoli disturbi. Per quanto concerne pazienti con BN, gli antidepressivi SSRI sono un�opzione di trattamento ben testata e ampiamente utilizzata. Si stanno anche esaminando nuove stimolanti idee, come l�utilizzo del topiramato e dell�ondansetron. Per pazienti con AN emerge la difficoltà nel delineare linee guida di trattamento univoche, soprattutto in considerazione della diversa efficacia che dimostrano avere i vari farmaci in momenti differenti della malattia. Attualmente i farmaci che paiono dare migliori risultati sono gli SSRI, come d�altra parte anche i nuovi trial sull�olanzapina si stanno dimostrando incoraggianti e degni di nuovi approfondimenti.

Vivere con il tumore

A oggi l’indicazione all’uso degli inibitori dell’aromatasi per la prevenzione del tumore della mammella non è autorizzata in alcun Paese. In contrasto alla maggior parte degli studi sui DCA, Laederach-Hofman et al. (84) hanno riportato che un breve trattamento con imipramina ha un beneficio persistente tra pazienti con DAI. Trentuno pazienti sono stati assegnati o all�imipramina (75 mg al giorno) o al placebo per 8 settimane in aggiunta al counselling dietetico bisettimanale. Dopo 8 settimane il farmaco è stato interrotto, ma i pazienti hanno continuato a ricevere un counselling dietetico per altri 6 mesi. I pazienti che ricevevano imipramina sembra abbiano dimostrato un maggiore miglioramento nel peso, nella depressione e nella frequenza di abbuffate dopo 8 settimane, e che la superiorità associata ad imipramina sia continuata per 6 mesi dopo che il farmaco è stato interrotto.

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